E' stata un'esperienza travolgente.
Daisy Jones & The Six mi ha trascinato in un vortice di passione, di ritmo, di sangue, di sudore e, ovviamente, di musica.
Le first impressions erano state più che positive ma mai avrei pensato che, chiuso il primo trimestre del 2023, la serie tv Prime Video avrebbe potuto finire sul podio provvisorio delle migliori produzioni dell'anno.
E visto che l'ho citata, eccola qui la classifica delle migliori serie dell'anno LIVE, come sempre, come ogni anno, aggiornata quasi quotidianamente.
Nell'arco delle 5 settimane di messa in onda, ho sentito sempre più necessario l'arrivo del venerdì successivo, cosi come per 10 settimane avevo avvertito come bruciante la voglia che arrivasse presto il lunedì per seguire il nuovo episodio di The Last of Us. Questa volta, sarebbero state le nuove puntate di Daisy Jones & The Six a rubare la scena a tutto il resto.
Questo, al netto di qualsiasi considerazione qualitativa, significherà pur qualcosa, no?!
Le informazioni preliminari sulla serie le potete recuperare nel post di first impressions, oggi dilagherò, trascinato dalla foga del concerto virtuale, lungo 10 episodi, in cui la band rock inesistente più famosa al mondo mi ha condotto.
Billy Dunne e Daisy Jones sono entrati a far parte di quella collezione di personaggi a cui vorrò bene per sempre.
Insieme a loro, anche se in disparte, a fondo pagina in questo immaginario album di figurine, anche tutti gli altri protagonisti di questa epopea musicale, da Teddy a Rod, passando per Camila ed Eddie, Karen e Graham, Simone e Warren, tutti, a loro modo, e nel loro piccolo, tessere di un mosaico colorato e disperato con il quale ho avuto il piacere di intrattenermi con leggiadria e vivace trasporto.
Billy e Daisy, 2 metà della stessa mela, 2 esseri umani complessi, tormentati, fumantini, delicati come cristalli, forti come querce, sensibili come il talento, talentuosi come pochi altri.
Ma, chi sono, per davvero, Billy e Daisy?
Billy Dunne è il più grande di 2 fratelli cresciuti senza padre nella provinciale ma grande Pittsburgh. Un padre violento e assente praticamente da sempre li ha resi uniti più che mai e duri rispetto alle felicità che la vita avrebbe potuto portare loro. La musica come passione e veicolo di riscatto e affermazione, la bravura, il carisma ed il fascino a rendere Billy un trascinatore, un leader nato capace di rendere la piccola band di quartiere del fratello Graham una rock band sulla bocca di tutti a livello nazionale.
L'amore con e per Camila, interpretata da una dolcissima e convincente Camila Morrone, è di quelli che incontri solo nei romanzi rosa o nelle favole. Una ragazza bella e amorevole che si invaghisce del bello e dannato e insieme crescono, mano nella mano, sin dagli anni dell'adolescenza, innamorandosi l'un dell'altra, raggiungendo gli obiettivi dell'età matura insieme, supportandosi, sposandosi, mettendo su famiglia.
Camila e Billy sono il manifesto della coppia felice e perfetta, giovani e belli, giovani e sognanti, giovani e sorridenti.
Fino a che il successo non travolgerà Billy ed un'altra donna, totalmente differente nell'aspetto e nella sostanza a Camila ma perfettamente identica nello spirito a Billy, non farà capolino nella vita della coppia da copertina.
Daisy Jones è una ragazza orfana, come lei stessa si definisce, nonostante i suoi genitori siano vivi e vegeti. Daisy è stata il frutto di una gravidanza indesiderata, persino sgradita ed il cui risultato è stato un infante trattato come rifiuto ed una giovane donna vista come un antagonista della sua stessa madre. In Daisy è forte il senso di colpa per essere stata messa al modo e questo si traduce in uno spirito ribelle di chi rifugge ogni schema ed ogni quieto vivere ma anche in un'insicurezza trasversale che le impedisce di legarsi a chiunque altro.
Eccezion fatta per la sua amica del cuore Simon e per quello che sarà il suo compagno canoro ed il suo specchio perfetto, Billy.
Billy è l'unico al mondo a capire Daisy, l'unico ad aver provato quel che lei ha già provato, a comprendere quello che la ragazza sta provando in ogni preciso istante e prevedere quel che ella proverà. Daisy, per Billy, rappresenta la medesima cosa.
Ecco perchè, sin dal primo incontro, tra loro son state immediate e scoppiettanti scintille.
Incredibilmente perfetti insieme ma anche maledettamente disastrosi.
E' quel che capita quando al tuo fianco hai l'esatta versione di te stesso, in carne ed ossa, con un volto diverso, un sesso diverso ed una mente, uno spirito, e persino un corpo, affine in ogni suo risvolto.
Daisy e Billy, 2 metà della stessa mela, insieme.
A fare musica, una musica che tutto il mondo conoscerà, che tutto il mondo amerà.
Canzoni che tutti canteranno, a squarciagola, tentando di coprire, all'unisono, il canto corale di 2 voci uniche nella forma, indistinguibili nella sostanza.
Daisy Jones e Billy Dunne sono già la coppia dell'anno, superati, ovviamente, da 2 coppie metaforicamente racchiudibili nella categoria padre-figlio, ovvero Joel ed Ellie di The Last of Us e Din Djarin e Grogu per The Mandalorian. L'alchimia mostrata sullo schermo non sarebbe stata possibile senza 2 performance cosi infuocate come quelle di Riley Keogh e Sam Calflin. La nipote di re Elvis Presley mi aveva abbagliato sin dal pilot e, nonostante partisse da un voto altissimo sin da quel momento, è riuscita ad essere cosi convincente da meritarsi un 10 pieno per la sua performance. E' una di quelle recitazioni che quasi imbarazzano per la sregolatezza e genuinità con cui vengono messe in scena. La Keogh è riuscita a tratteggiare un personaggio folle ed eccessivo senza che risultasse mai una macchietta, mai fuori posto, mai forzato e mai banale, vivo come un gatto selvaggio che vi attraversa la strada, delicata come il petalo di una rosa bianca, fragile come una cialda di riso sottile. Abbiamo tifato per Daisy per 10 lunghe puntate, maledicendola, allo stesso modo e con egual convinzione, per essere la rovina per la lucidità di Billy e la distruzione certa del rapporto fra Camila e Billy stesso. Daisy è pura dinamite e la Keogh è stata brava a non farsi esplodere tra le mani un personaggio cosi dinamico e imprevedibile.
Billy Dunne è stato un personaggio molto meno atomico, molto più pacato e tranquillo ma non per questo meno tormentato e meno difficile da interpretare. A differenza della Keogh, esplosa sin da subito in tutta la sua bravura e bellezza, Clalflin ci ha messo un pochino di più ad emergere, figlio di un personaggio che ha dovuto, in silenzio, elaborare i suoi demoni, chiamati alcolo e droghe ed arginare il bollente desiderio di abbandonare la sua donna di sempre, la madre dei suoi figli, la donna che aveva sempre amato per una donna che, semplicemente, amava di più, più profondamente e che sentiva più vicina, più affine, più intimamente sua.
Un tira e molla lunghissimo che ci ha tenuti col fiato sospeso, per le sorti della band, di Billy, di Daisy, dell'intera serie.
Riley Keogh credo che con questo show abbia gettato le basi per una carriera luminosa.
Sam Clalflin penso che abbia avuto, invece, l'occasione di un bel rilancio.
Daisy Jones & The Six è stato soprattutto lo show di Billy e Daisy ma non è stato solo lo show di Billy e Daisy.
E' la storia di tutta la band ed è la storia, volendo esagerare ed uscire fuori dal racconto stesso, di tutta la musica rock del secolo scorso, quella fatta di eccessi e sperimentazioni, di stadi pieni e band allo sbando, di uomini geniali e donne straordinarie, di lirismo e di foga, di energia e voglia di sognare, di autodistruzione e di accondiscendenza verso se stessi, di grandi produttori e di manager disperati. Daisy Jones & The Six è stata un condensato di mille storie che abbiamo sentito negli ultimi decenni su tutti i più grandi talenti del rock e su tanti gruppi rock indimenticabili.
Ma la serie è stata anche, come dicevo poco fa, la storia della band tutta e dei suoi componenti vissuti e percepiti come membri di una più grande famiglia.
Quel cold open iniziale è stato l'ossesso con cui siamo andati avanti, attratti da quell'epilogo cosi triste ed autodistruttivo eppure apparso cosi naturale ed obbligatorio alla fine dello show dopo che avevamo avuto il privilegio di conoscere meglio tutti i protagonisti.
Di Billy e Daisy abbiamo detto molto e resta solo da sottolineare come 2 persone cosi attratte l'uno dall'altra non potessero coesistere a lungo sullo stesso palco senza sabotare le loro stesse vite.
Percorso inverso per Graham e Karen i cui sentimenti sono affiorati lentamente e mai sono spariti, anche quando la vita li ha costretti a compiere scelte impossibili.
Eddie Roundtree ha rappresentato il topoi dell'uomo troppo sicuro di sè e troppo invidioso del successo altrui e cosi tanto testardo da bruciare tutta l'erba intorno a sè guidato dalla certezza che sotto quei fili d'erba ci fosse un'erba ancora più verde o, addirittura, delle pepite d'oro preziosissime.
Camila è stata l'ago della bilancia, il punto di equilibrio per tutti, soprattutto, e ovviamente, per Billy.
Warren è stato il ragazzo nell'ombra, il Ringo Starr dei Six, che ha saputo, quasi buddisticamente, apprezzare le enormi che, nell'ombra, gli sono capitate. Vivere una vita al massimo, sentire milioni di persone cantare le proprie canzoni, sposare una star del cinema, bere bottiglie di spumante da migliaia di dollari.
Teddy è stato l'emblema del produttore illuminato che ha creduto in qualcosa di apparentemente perdente e lo ha fatto investendo se stesso, come produttore e come persona, in quella sfida.
Simon è la donna di colore e attratta dal gentil sesso che ha dovuto combattere gli stereotipi, il razzismo e l'omofobia dall'alto della sua grandiosa voce e della sua capacità di vivere la vita e la musica come qualcosa di sublime.
Tutti hanno composto quella disfunzionale famiglia che per 10 episodi tante prodezze emotive, musicali e seriali ha saputo produrre.
Non c'è stato mai un attimo di respiro durante questi 10 episodi.
Classici quanto volete, ispirati a storie vere quanto volete, mancanti di quella trovata geniale quanto volete, vi accontento in tutto quello che direte, accetterò tutte le obiezioni che farete ma non ditemi che siete riusciti a staccare per un minuto gli occhi dal teleschermo per andare a fare pipì o rispondere al citofono o aprire il mobile dove tenete nascoste le merendine più golose mentre Billy e Daisy litigavano, creavano, si respingevano, attraevano l'altro a se, cantavano, suonavano, immaginavano una vita insieme, si maledivano, sniffavano, bevevano?!
Non ditemi che lo avete fatto poichè, semplicemente, non vi crederei.
E qui viene da fare una riflessione più ampia su quello che una serie tv dovrebbe essere per essere considerata grande, bella, da consigliare, da ricordare.
Daisy Jones & The Six non appartiene e mai apparterrà a quella schiera di grandi successi che hanno fatto la storia della tv grazie ad una qualità della scrittura impressionante. Parliamo, ovviamente, di The Wire, Mad Men, Six Feet Under, Breaking Bad e compagnia cantante. La serie Prime Video non appartiene, e mai apparterrà, a quella folta platea di titoli che hanno innovato e rotto gli schemi, di un genere o della serialità tutta, da Lost a Watchmen, passando per Fleabag e True Detective.
La categoria a cui lo show di Amazon Prime Video appartiene, però, è quella che fa rima con This Is Us, Grey's Anatomy, La regina degli scacchi ed altre serie ancora, quelle capaci di emozionare, di trascinare lo spettatore dentro la storia, di legarlo ad essa ed ai suoi personaggi come se stessero vivendo quei momenti in prima persona.
Alzi la mano, infatti, chi non si è sentito come uno spettatore di un concerto dei fantomatici Daisy Jones & The Six quando, nell'ultimo episodio, intitolato Rock & Roll Suicide, Billy e Daisy hanno letteralmente infiammato lo stadio di Chicago, mandando in visibilio 50000 fan, tra cui noi.
Da questo punto di vista, anche Daisy Jones & The Six, senza innovare e senza brillare eccessivamente in scrittura, rischia di essere uno show da ricordare, persino da incorniciare sotto certi punti di vista.
In definitiva, per chiudere questa lunga recensione, la serie di Prime Video ha luccicato nel panorama televisivo di questa prima parte di 2023 e lo ha fatto con la forza dei propri personaggi e con una buona dose di realismo rispetto ai canoni con cui certe stelle del firmamento musicale degli anni '70 ed '80 sono sempre stati ritratti.
Ne è emerso un ritratto verosimile di una band fittizia eppure cosi reale, cosi carnale, cosi vera il cui album, Aurora, è davvero disponibile online da qualche settimana. Un'operazione intelligente e ben costruita quella messa in atto dagli autori che ha fatto luce su un aspetto molto comune ma non per questo meno interessante, rappresentato dal fatto che anche le rock star soffrono, anche le rock star riescono, nonostante la ricchezza, la fama, il successo, ha rovinarsi la vita, a crogiolarsi nel dolore, a stare male per amore. Il club dei 27 non sarebbe, probabilmente, cosi folto se non fosse cosi trasversale, in quel mondo, il desiderio di spingersi oltre, di provare il non provato, di sperimentare il non sperimentato, di gettarsi tra le fiamme, di bruciarsi, di sentirsi vivi oltre ogni ragionevole dubbio.
Il finale bellissimo ha avuto una sola pecca ed è stata quella di non riuscire ad essere più cinico e spietato rispetto ad un discorso che, forse, meritava una sorte ancor più tragica ed ineffabile di quella, pur bella ed emotivamente carica, messa in campo dagli autori. La scelta sui destini dei protagonisti, infatti, è sembrata molto orientata al voler accontentare un pochino tutti e non distruggere sogni, ambizioni e scelte compiute dai protagonisti.
Empatizziamo e capiamo tutti, dal primo all'ultimo. Per alcuni gioiamo, per altri ci rattristiamo ma alla fine applaudiamo tutti ed applaudiamo quella porta che si apre, in pur stile How I Met Your Mother, quando tutti i portoni, le finestre e i cancelli sembravano essere stati chiusi dalle scelte che fin li erano state fatte.
Gioiamo a prescindere perchè in cuor nostro, come ogni fan che si rispetti, avevamo tifato affinchè quello accadesse e, da buoni fan, oggi speriamo che ci sia un'altra stagione, consci che il percorso è finito qui, consapevoli che sarebbe meglio non allungare il brodo, coscienti che i 10 episodi hanno detto tutto quello che dovevano dire e sarebbe meglio incorniciare quei momenti senza rischiare di rovinarli.
Non è questo, forse, l'effetto che fanno le serie che bruciano l'animo dello spettatore oltre a quello dei protagonisti?
Non è questa, forse, la musica che il nostro orecchio seriale vorrebbe ascoltare ed il nostro cuoricino seriale "sentire"?
Don't look at us Now, Daisy, ti stiamo già rimpiangendo al grido di "Regret Me" mentre ti aspettiamo lungo il vostro splendido "The River".
Sceneggiatura: 7
Personaggi: 9,5
Regia: 6+
Cast: 7
Genere: Drama
Complessità: 6
Originalità: 6
Autorialità: 6--
Intensità/coinvolgimento emotivo: 10 e lode
Profondità: 6+
Contenuti Violenti/Sessuali: 2
Intrattenimento: 9
Opening: 8
Soundtrack: 10
Produzione: Amazon Prime Video
Anno di uscita: 2023
Stagione di riferimento: 1
Voto complessivo: 8,5
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